Spesso, chi cerca un immobile in affitto, non tiene subito conto di un fattore fondamentale: l’efficienza energetica.
Il motivo? Quando si guarda un appartamento, si valutano posizione, metratura e prezzo dell’affitto, ma le spese accessorie, come le bollette, passano in secondo piano—almeno fino al primo inverno o alla prima ondata di caldo estivo.
Il problema più comune è che i proprietari di casa tendono a non investire nell’isolamento termico dell’edificio.
Dopotutto, non vivendo nell’appartamento, non sono loro a pagare i costi delle bollette.
Ma conviene davvero risparmiare sui lavori di efficientamento come l’isolamento termico?
A prima vista, potrebbe sembrare una strategia sensata per il proprietario, ma nel lungo periodo questo risparmio apparente si potrebbe trasformare in un costo nascosto per entrambe le parti.
Andiamo nel dettaglio partendo, innanzitutto, dalla problematica di fondo.
Uno degli errori più comuni tra i proprietari di immobili è pensare che l’efficienza energetica dell’edificio non sia un problema loro, in quanto non direttamente coinvolti nei costi delle bollette.
L’idea di fondo è semplice: se l’inquilino paga il riscaldamento e il raffrescamento, perché dovrei preoccuparmi?
Questo ragionamento, però, non tiene conto di un fattore importante: un immobile con una scarsa classe energetica diventa meno appetibile sul mercato!
Gli affittuari oggi sono sempre più attenti ai costi complessivi della casa e, se si accorgono che l’appartamento ha spifferi, dispersioni termiche e consumi elevati, potrebbero scegliere di cercare un’opzione più conveniente.
Un’abitazione con pareti non isolate, infissi obsoleti o sistemi di riscaldamento inefficienti porta l’inquilino a dover sopportare spese energetiche molto più alte rispetto a una casa ben coibentata.
Questo genera due problemi per il proprietario:
Abbiamo capito che affittare senza preoccuparsi dell’isolamento termico non rappresenta una strategia vincente.
Quando si cerca casa in affitto, il primo criterio di valutazione è quasi sempre il costo mensile del canone.
Tuttavia, un errore comune è non considerare l’incidenza delle bollette sul budget complessivo.
Le spese di riscaldamento e raffrescamento variano notevolmente a seconda della capacità della casa di trattenere il calore d’inverno e mantenere il fresco d’estate.
Un’abitazione non isolata può costare agli inquilini 500-700 euro in più all’anno, se non oltre, rispetto a una casa ben coibentata.
Facciamo un esempio pratico:
La stessa dinamica si ripete d’estate con i condizionatori: se il fresco prodotto viene disperso rapidamente, il consumo elettrico si impenna, portando a bollette molto più alte del previsto.
Per un inquilino, questo significa che un affitto più basso potrebbe non essere così conveniente se la casa è un colabrodo energetico.
Per un proprietario, invece, ignorare questi aspetti può significare maggiori difficoltà nel trovare affittuari stabili, che dopo pochi mesi potrebbero cercare alternative meno dispendiose.
Quando si vive in affitto, migliorare l’isolamento termico può sembrare complicato.
I proprietari tendono a evitare interventi strutturali perché vedono l’immobile come un investimento, mentre gli inquilini non hanno il potere di modificare la casa in modo significativo.
Tuttavia, esistono soluzioni pratiche e poco invasive che permettono di ridurre la dispersione di calore, migliorare il comfort e abbattere i costi in bolletta, senza dover affrontare lavori di ristrutturazione pesanti.
L’insufflaggio termico è una delle tecniche più efficaci quando si vive in un appartamento condominiale che non ha previsto l’installazione di un cappotto esterno.
Si tratta di un intervento che prevede l’inserimento di materiali isolanti all’interno delle intercapedini vuote dei muri perimetrali.
In questo modo, si migliora l’isolamento senza modificare l’aspetto dell’edificio né coinvolgere l’intero condominio (questo perché, non si tratta di un tipo di intervento che necessita di essere approvato da un’assemblea).
✅ Quando è possibile farlo?
✅ Perché si tratta di una soluzione vantaggiosa?
Altre soluzioni pratiche per migliorare l’isolamento
Se l’insufflaggio non è praticabile, esistono alternative semplici ed economiche che possono aiutare a limitare le dispersioni di calore:
Quando si parla di case in affitto, si tende spesso a considerare l’efficienza energetica come un fattore secondario, dando priorità ad aspetti come il costo del canone e la posizione dell’immobile.
Tuttavia, come abbiamo visto, un’abitazione con dispersioni termiche elevate porta a un aumento significativo delle spese di gestione, creando un problema per entrambe le parti.
Per un proprietario, intervenire sull’isolamento è una scelta strategica che può rendere l’immobile più competitivo, evitando lunghi periodi di sfitto e garantendo un canone stabile.
In un mercato sempre più attento ai consumi, un appartamento con una classe energetica elevata può essere affittato più velocemente e a un prezzo più vantaggioso.
Per un inquilino, invece, valutare l’efficienza energetica della casa prima di firmare un contratto è essenziale per evitare spiacevoli sorprese sulle bollette.
In alcuni casi, potrebbe essere utile negoziare con il proprietario piccoli interventi migliorativi, come la sigillatura degli infissi o l’installazione di materiali isolanti nelle pareti.
Oggi, con i costi dell’energia in continuo aumento, ignorare l’isolamento termico di una casa in affitto non è più sostenibile.